domenica 3 gennaio 2010

Salva il cavallo dal macello e lo riporta alla vittoria

Isler Cibar, un castrone (un cavallo castrato), era già stato venduto dal suo vecchio proprietario a un macellaio. Ma il guidatore Miller Zanichelli lo ha curato e lo ha rimesso in pista. Il trionfo all’Arcoveggio.



BORETTO. Era un cavallo ormai destinato a morte certa, ma l’intuito e l’abilità di Miller Zanichelli, gentleman driver per passione, lo hanno salvato, portandolo addirittura alla vittoria di un importante trofeo benefico. Questa storia ha per protagonista un cavallo che si chiama Isler Cibar, un castrone (nel gergo ippico indica un cavallo castrato) che dal suo vecchio proprietario era già stato venduto a un macellaio. Da un anno e mezzo non vinceva più una gara e aveva qualche problema di deambulazione. Il destino ha voluto che il suo proprietario incontrasse poi l’a mico Miller Zanichelli, guidatore borettese che, rimasto colpito dal cavallo, ha deciso di salvarlo e tentare di curarlo. «Isler Cibar doveva essere macellato - spiega Zanichelli - ma non mi sono voluto rassegnare a questa idea, perché mi sembrava un cavallo ancora in buono stato. Allora, sono riuscito a trovare un accordo: al suo padrone, appassionato di motori, ho regalato una mia vecchia moto da cross, e lui mi ha dato il cavallo. Lui era convinto di aver fatto un ottimo affare, ma nel giro di pochi giorni ho trovato il problema che affliggeva l’animale: aveva una sobbattitura (un termine tecnico che indica una specie di infezione all’estremità della zampa, ndr) sotto l’anteriore sinistra, che non gli permetteva una corsa lineare. Si sentiva frenato, e così ho pulito e curato lo zoccolo».

Dopodiché, il cavallo si è trasformato. L’intervento di Zanichelli è stato infatti così tanto risolutore da portare Isler Cibar a disputare ben sei gare nel giro di un mese e mezzo. La prima di queste si è svolta a Bologna, il 7 novembre, e il cavallo, guidato dal gentlemen driver borettese, si è classificato al terzo posto. Dopo altri buoni piazzamenti, la grande soddisfazione è arrivata nella gara del 21 dicembre, sempre all’ippodromo Arcoveggio di Bologna, valida per il trofeo Croce Rossa Italiana. Dopo una prima manche al risparmio, nella finale Isler Cibar non ha lasciato scampo agli avversari, restando in testa dall’inizio alla fine (gara tatticamente perfetta, cavallo sicuro sul percorso e brillante in giravolta, ha commentato una rivista del settore), con grande gioia del suo nuovo padrone.
«Il bello di questa vicenda - ha aggiunto Zanichelli - è che parte del sostanzioso premio che ho vinto sarà devoluta in beneficenza alla Croce Rossa. Un’ulteriore soddisfazione, dopo quella di aver risparmiato a questo cavallo una brutta fine».
(Isler Cibar padre)

Una vittoria, quella di Bologna, che corona un’annata più che positiva e ricca di successi per il driver borettese, tanto che lui stesso la definisce irripetibile. Nella sua azienda agricola, che si trova nella frazione di San Rocco, Zanichelli alleva per passione cinque cavalli. Li allena, in collaborazione con il suo allenatore Lamberto Barbieri, senza eccessiva pressione, concedendo loro molta libertà nelle sue terre.

Da più di quindici anni, da dilettante, frequenta i più importanti ippodromi italiani (le sue imprese sono spesso visibili sul canale Snaisat, sul 220 di Sky) e raccoglie importanti successi, come gli è successo con Isler Cibar. Un cavallo che sembrava aver perso lo smalto di un tempo, e che invece, nel giro di alcune settimane, è arrivato addirittura in categoria B, la seconda più importante.

La via del guerriero



La mia famiglia mi ha impegnato nei valori più alti del sentimento. Con questi principi sono andato avanti in tutte le espressioni e componenti della
vita. Il calcio è manifestazione ma soprattutto è l'espressione più alta della propria terra.Ovunque ho lavorato sono stato sempre scomodo, non ho mai permesso porcherie e mai fatto compromessi, ho lottato sempre in difesa del popolo, ho lottato in ogni pre-gara per convincere i giocatori che una partita di calcio, che per loro può ritenersi solo tale, per molti può essere il sacrificio più alto morale ed economico, privandosi di una pizza o di fare l'amore in un albergo o addirittura, per una famiglia semplice, essere malati per la propria squadra facendo debiti per seguirla. Da questo si può capire il mio modo di vedere il calcio: la corsa sotto la curva a gioire perchè loro stanno gioiendo, ecco il perchè rinunciare ai soldi e trascurare i figli, e per tutto questo che a prescindere da tutto e tutti sono stato sempre amato. Oggi vivo una realtà diversa: l'apoteosi del mio sentimento calcistico,
mai avrei immaginato di meritare tutto questo affetto nei miei confronti, mai essendo così forte avrei immaginato di emozionarmi tanto. Voi rappresentate la mia forza quotidiana, voi siete la mia unica meta che mi spingerà a lottare giorno dopo giorno affinchè il calcio a Potenza non muoia. Io non sono in grado di sapere come finirà ma non sarò mai in grado di ripagare quello che mi avete dato. Lotterò
più forte di prima con più responsabilità, in difesa del nostro popolo. Vi amo.